News

Pellegrini nella Speranza del Risorto: 6ª Domenica di Pasqua

SCARICA IL DOCUMENTO

Pietro: quale amore mettiamo in gioco?

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Gv 21,1-3

Tornare a pescare significa chiudere la parentesi-Gesù e tornare alla vita di prima, a ciò che Pietro sa fare. Bella la vicenda di Gesù, oltretutto con un inaspettato lieto fine… ma lui, Pietro, è fermo a quella sera nel cortile della casa di Caifa: non è stato capace di seguire il Maestro fino in fondo, di tenere fede alla sua promessa di dare la vita per lui (cf. Gv 13,37), ha persino negato di conoscerlo. Gesù è risorto, ma tutto questo non lo riguarda, non può riguardare anche lui.

E poi la concretezza della vita chiama ad altro, a dare cibo alla propria fame. Ma, anche sul suo lago, Pietro nuovamente fa un buco nell’acqua: non solo è stato un pessimo amico, ora non è più capace neanche di pescare!

Invece accade qualcosa di inatteso, come per tutti noi: proprio là, sulle sponde di quel fallimento, Gesù li raggiunge. «Non avete niente da mangiare, vero?». «No». Li invita a prendere il largo, a fidarsi ancora, come hanno fatto tre anni prima… senza un criterio, una logica, un metodo, ma – di nuovo – “sulla sua parola” (Lc 5,5).
E il miracolo accade, nuovamente e abbondantemente.
E il discepolo amato, lo riconosce.

Ma è Pietro che viene preso da parte da Gesù e tirato fuori dal suo fallimento: tre volte aveva negato di conoscere l’amico e il Maestro; tre volte il Signore gli chiede di amarlo. Non gli chiede conto delle sue capacità o competenze… ma dell’amore. È l’amore il vero criterio della salvezza, non ciò che sai o non sai fare. E Pietro risponde, come può.

Gesù sceglie ancora Pietro perché lo ama. Ma lo ama perché non è perfetto: solo così potrà avere misericordia delle imperfezioni altrui. E lo sceglie perché sia pastore – e non padrone! – di agnelli e pecorelle che rimangono suoi… perché, non dimentichiamocelo, io e te siamo “suoi”, siamo nel cuore di Gesù.
Il vangelo di Giovanni si conclude con una parola del Risorto, rivolta a Pietro e a ciascuno di noi, l’unica cosa che ci chiede: «Seguimi!».

Dio onnipotente e misericordioso, donaci una partecipazione vera al mistero della risurrezione di Cristo tuo Figlio.

Un pensiero su “Pellegrini nella Speranza del Risorto: 6ª Domenica di Pasqua

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *