Tommaso: da quale delusione dobbiamo uscire?
Giovanni descrive Tommaso come un discepolo entusiasta: dopo aver compreso quale fine farà Gesù, esclama «Andiamo anche noi a morire con lui!» (Gv 11,16). E continuamente ne sottolinea il soprannome “Dìdimo”, cioè gemello, fratello tanto intimo da incarnare forse l’imitazione più somigliante del Maestro.
Ma, davanti ai fatti della Passione di Gesù, Tommaso si scopre spiazzato e sconvolto, scandalizzato non dall’epilogo inglorioso del Nazareno, ma dall’inconsistenza della sua fedeltà: dopo Giuda che ha tradito e, disperato, si è impiccato, e Pietro che l’ha rinnegato e si è abbandonato alle lacrime, anche Tommaso, con tutti gli altri, sul più bello si è dato alla macchia e ora, per timore dei Giudei, se ne sta rintanato chissà dove, con le porte sprangate. Anche lui fa parte di quel gruppo di discepoli senza un minimo di coerenza e di fedeltà… totalmente inaffidabili!
La sua fatica è anche la nostra: siamo spesso travolti dalla piccolezza e dall’incoerenza di una Chiesa che, per quanto si sforzi, non sa stare al passo di un Maestro crocifisso; che ancora inciampa, volta per volta, in scandali circa la moralità economica o sessuale, in bassezze più proprie alle dinamiche di un partito o delle lobby che al vangelo di Gesù; in scelte che stridono con la preferenza del Cristo per i piccoli e i poveri. Anche noi, come Tommaso, siamo travolti, scandalizzati e delusi… a volte, nel nostro piccolo, complici di tutto questo.
Ma la sua vicenda ci insegna almeno tre cose.
La prima: per quanto possa essere conciata male la Chiesa, Gesù risorto lo posso incontrare solo stando in essa. “Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso”. È la Chiesa, anche incoerente, affaticata, lenta nei suoi passi, il “luogo” in cui posso fare esperienza piena di Cristo e dell’amore che vince ogni male: Tommaso, deluso, non se ne va, non punta il dito, non si mette contro!
La seconda: con e come i suoi compagni, Tommaso è chiamato a convertirsi. Questo è, insieme all’annuncio, il vero compito della Chiesa: stare in un continuo cammino di conversione. San Francesco ci ha insegnato che la Chiesa cammina più o meno velocemente verso la conversione se io mi converto o no… perché la Chiesa non è una realtà estranea a me, ma io ne faccio parte!
La terza cosa: Tommaso, rimanendo nel gruppo dei discepoli, può incontrare il Cristo risorto, perché quella comunità così malconcia è la Chiesa di Gesù, nonostante tutti i suoi limiti… anzi, proprio attraverso quelli! Anche se non è perfetta e fatta da persone impeccabili, la Chiesa – sempre e comunque! – è il sogno amato di Cristo-sposo e, quindi, in un certo senso, “va bene così”: merita rispetto e affetto in tutte le sue componenti, proprio perché è la sposa del Signore… e io ne faccio parte!
Il mondo, i media, il senso comune additano una Chiesa non perfetta… ma questo è ovvio. Contro l’ovvietà, gridiamo al mondo la novità di Cristo: «Abbiamo visto il Signore!».
O Dio, che per tua grazia da peccatori ci fai giusti e da infelici ci rendi beati, compi in noi le tue opere e sostienici con i tuoi doni, perché a noi, giustificati per la fede, non manchi la forza della perseveranza.
