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Pellegrini nella Speranza del Risorto: Ascensione del Signore

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Quanta fede abbiamo?

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
(Mt 28,16-17)

Matteo, dopo aver raccontato la scoperta del sepolcro vuoto di Gesù da parte delle donne, il loro incontro col Risorto e la corruzione delle guardie, pagate dai capi dei sacerdoti e dagli anziani per raccontare del presunto trafugamento del cadavere del Nazareno, ci mostra l’incontro del Cristo con i suoi discepoli in Galilea, come predetto alle donne (cf. Mt 28,10).

Siamo in Galilea, luogo che per i discepoli di Gesù rappresenta anzitutto la loro quotidianità, un ritorno a casa, dove la loro vita trova origini e motivazioni di vita: lì c’è la loro famiglia, il lavoro, il villaggio… Inoltre è lì che Signore li ha incontrati e chiamati a seguirlo. Se vogliamo incontrare il Signore, forse non dobbiamo concentrarci su eventi eccezionali, ma dobbiamo cercarlo nella nostra quotidianità, perché è lì che lui ci viene incontro… e andando alle origini della nostra vocazione.

Gesù ai suoi amici rivela che il Padre ha dato a lui ogni potere in cielo e sulla terra, e che questo potere comporta che essi assumano la missione stessa del loro Maestro: fare discepoli tutti i popoli, battezzarli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo e insegnare l’osservanza di ciò che lui ha comandato. A noi, amici e discepoli del Cristo, è affidato l’annuncio della bellezza che lui ci dona e il potere di seguirlo: a tutti noi, non solo agli “addetti ai lavori”, il Signore consegna il compito di portare speranza e amore nel mondo, di suscitare la sete di lui, di costruire un mondo sempre più evangelico.

Matteo sottolinea al versetto 17: essi però dubitarono. Sconvolgente! Hanno davanti a sé il loro Signore risorto dai morti… e dubitano, non credono?!

Siamo in buona compagnia, noi che fatichiamo a credere, noi che siamo pieni di dubbi, che non riusciamo a far quadrare i conti tra la nostra razionalità e la rivelazione di Dio. Anzi, forse, siamo messi meglio degli Undici: con un po’ di presunzione, credo che se mi comparisse davanti Gesù difficilmente faticherei a credere e, anche, a convertirmi!

La nostra fede è un cammino, ed è normale che ci siano in noi aspetti che necessitano di essere purificati, in cui dobbiamo ancora crescere. Ma la cosa ancor più sconvolgente non è la loro poca fede, ma il fatto che Gesù comunque si fidi di loro e affidi a loro la continuazione di ciò per cui si è incarnato: l’annuncio della salvezza. La testimonianza allora non solo non è per pochi “addetti ai lavori”, ma è consegnata a chiunque ha anche solo sfiorato e gustato minimamente la presenza del Signore e il suo amore che salva… anche se a volte la fede non è salda al 100% e fatichiamo nel mettere in pratica il vangelo.

Incontrare e re-incontrare il Signore non può essere una bella e profonda esperienza individuale, ma spinge ciascuno ad essere Chiesa, a far sì che altri lo incontrino, a non cadere nella tentazione di lasciare perdere perché non tocca a noi, non siamo capaci o, peggio ancora, non ne siamo degni, a non avere paura della nostra poca fede, ma a fidarci sempre e di nuovo di lui, che ci dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

O Dio, che nella risurrezione di Cristo
ci rendi creature nuove per la vita eterna, innalzaci accanto al nostro Salvatore che siede alla tua destra,
perché alla sua venuta nella gloria
coloro che hai fatto rinascere nel Battesimo
siano rivestiti dell’immortalità beata.

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