In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro.
(Lc 24,13-15)
Questi due amici di Gesù sono delusi e disorientati per come sono precipitate le cose: Gesù, da Messia acclamato nel suo ingresso nella Città santa, si è trovato in pochi giorni ad essere tradito e abbandonato dai propri discepoli, rifiutato dai capi religiosi, condannato dall’autorità politica, ucciso di morte straziante e infamante e, infine sepolto. Tutte le loro speranze sono crollate; e anche il ritrovamento del sepolcro vuoto e l’annuncio della risurrezione del Signore suonano alle loro orecchie e al loro cuore come vaneggiamenti di alcune donne, tanto innamorate della figura e del messaggio del Maestro da sperarlo ancora vivo.
Loro, invece, no: loro sono delusi… ma non più illudibili! Infatti, a differenza degli altri, se ne vanno da Gerusalemme. E lì, “in direzione ostinata e contraria” al disegno di Dio, il Risorto li raggiunge, interrogando il loro sconforto… ma loro non lo riconoscono, pieni solo della loro tristezza.
Come e quando riescono a capire che quel viandante è proprio Gesù? Quando, dopo aver ascoltato la sua Parola che scalda il cuore, lo incontrano in quel gesto che indica il suo amore e la sua donazione: Gesù spezza il pane, si spezza e si consegna a noi. Parola ed Eucaristia.
A quel punto, accadono tre cose singolari: Gesù sparisce alla loro vista, loro si aprono alla condivisione tra sé e, tornando a Gerusalemme, con gli altri discepoli e poi il Risorto appare nuovamente in mezzo a loro (cf. Lc 24,36).
Luca, in qualche modo, descrive un modello per ogni cammino di fede.
Anche noi, segnati dai fatti della vita e dalle relazioni, ci ritroviamo spesso amareggiati e delusi a leccarci le ferite.
Anche noi percepiamo la distanza, quasi l’abbandono di Dio e niente e nessuno può farci capire che, invece, lui ci è vicino e ha cura di noi nel nostro cammino… solo la sua Parola e l’esperienza di lui che si spezza e si dona a noi può riaprirci alla vita e a una gioia rinnovata.
Anche per noi, Gesù sparisce alla nostra vista se all’ascolto della Parola di Dio e alla celebrazione dell’Eucaristia non segue un nuovo cammino di condivisione e di relazioni, fatte di fatica e di testimonianza: anche per noi è questo radunarci ed essere fratelli nel Signore a renderlo presente e vivo, pur nelle nostre paure e nei nostri dubbi. “Passare dal vangelo alla vita e dalla vita al vangelo” è vivere un’esperienza pasquale.
O Padre, che hai risuscitato il tuo Cristo e lo hai costituito capo e salvatore, accresci in noi la luce della fede, perché nei segni sacramentali della Chiesa riconosciamo la presenza del Signore risorto che continua a manifestarsi ai suoi discepoli.
